Ricercatrice italiana fa una scoperta rivoluzionaria, e viene licenziata.

Pochi giorni fa il nome di Federica Bertocchini era diventato famoso per la sua scoperta rivoluzionaria: un “bruco mangiaplastica”,
su cui la biochimica italiana aveva poi concentrato gli studi. Almeno finché il Cnr spagnolo per cui operava non ha deciso di ridurre il budget; così il contratto dell’Università della Cantabria non le è stato rinnovato.

IL BRUCO MANGIAPLASTICA

La scoperta della Bertocchini è avvenuta per caso. Quello che è stato ribattezzato “bruco” sono in realtà larve della cera, di fatto un parassita degli alveari. La biochimica è anche molto interessata all’apicoltura e ha notato un giorno che, dopo aver ripulito gli alveari da questo bruco riponendolo le larve in un sacchetto di plastica, il sacchetto ha iniziato a riempirsi di buchi, mentre le larve erano visibili, libere. E’ stato il punto di partenza dello studio sul “bruco mangiaplastica”, che in realtà demolisce la plastica non masticandola ma grazie ad un processo chimicolegato proprio al fatto che le larve si nutrano di cera d’api, che ha una struttura molecolare analoga a quella del polietilene. Lo studio puntava quindi a rintracciare e riprodurre l'enzima o il batterio in grado di digerire la plastica.

federica bertocchini

TROPPI TAGLI ALLA RICERCA

In un’intervista, la ricercatrice precisa che non c’è un legame tra il mancato rinnovo del suo contratto e lo studio intrapreso. Se, da un lato, non le è servita la visibilità ottenuta sui media, dall’altro la colpa è dai tagli ai fondi destinati alla ricerca imposti dall’OCSEdopo la crisi finanziaria. Il contratto della Bertocchini durava 5 anni più 2 del Cnr, ma dal 2010n sono iniziati i tagli pesanti e i concorsi sono diventati molto poco frequenti (uno 12/18 mesi), per giunta con tantissimi candidati.

La biochimica dichiara che tornerà a Santander, dove potrà utilizzare i laboratori per un anno circa. Economicamente conterà sull’assegno di disoccupazione, sperando che l’università le consenta di entrare nei laboratori ogni tanto in veste di tecnica. E intanto insieme a Paolo Bombelli si cercano finanziamenti perché il bruco mangiaplastica possa essere studiato grazie al contributo di enti di ricerca. E a questo punto sarebbe una grande rivincita se l’invito a sostenere lo studio fosse raccolto in tempi brevi da un finanziatore italiano.

Anna Tita Gallo

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