Tumore al rene: sconfitto in 15 minuti con la termoablazione!

Diversi Reparti dell’Ospedale Civile sono “alleati” nella lotta contro il tumore del rene, e rispondono al male con una nuova tecnica, la “termoablazione”, che risulta efficace, poco invasiva e particolarmente adatta a curare il tumore del rene quando questo aggredisce gli anziani.

I progressi nella cura del tumore del rene sono progressivi e notevoli. Fino a circa 10-15 si praticava quasi unicamente una chirurgia “demolitiva” che prevedeva l’asportazione del rene: soltanto con chi aveva un unico rene veniva tentato, quando tecnicamente possibile, un intervento di asportazione del solo tumore, al fine di evitare la dialisi. Oggi, grazie alla diagnosi precoce, la maggior parte delle neoplasie vengono individuate quando le loro dimensioni sono ridotte; sempre più frequentemente ci si può limitare alla rimozione della parte dell’organo affetta dal tumore, lasciando in sede buona parte del rene.
Si affermano recentemente, però, tecniche alternative alla chirurgia tradizionale che risultano ancor meno invasive e altrettanto efficaci: innanzitutto la chirurgia laparoscopica, impiegata in molti casi sia per l’asportazione del rene affetto da un tumore di grandi dimensioni, sia per l’asportazione limitata alla sola parte malata. E per i piccoli tumori (fino a 4 centimetri) oggi altre tecniche offrono i vantaggi di un trattamento minimamente invasivo: attraverso una piccola puntura sulla pelle consentono di posizionare un ago-sonda al centro del tumore, sotto controllo radiologico (ecografia o TAC), per distruggere solo il tumore stesso con il raffreddamento dei tessuti fino a -20 gradi (crioterapia), oppure con il calore, come nel caso della “termoablazione”.


“Nella termoablazione con radiofrequenza o con microonde – spiega il Primario di Urologia del Civile, Claudio Milani – l’energia dalla punta dell’ago porta una parte circoscritta dei tessuti ad una temperatura di 80 gradi, determinando la morte del tessuto tumorale. Il trattamento può essere eseguito in anestesia locale associata a lieve sedazione, dura meno di un quarto d’ora, ha un tasso di complicanze molto basso e il paziente il giorno dopo può già tornare a casa”.

La termoablazione è già da tempo impiegata a Venezia per il trattamento di casi selezionati di tumori del fegato dal dottor Roberto Merenda, primario chirurgo dell’Ospedale Civile, e dal dottor Roberto Ragazzi, primario radiologo dell’Ospedale dell’Angelo. Grazie anche alla loro collaborazione, ora il dottor Claudio Milani e il dottor Paolo Sartori, Primari rispettivamente di Urologia e Radiologia di Venezia, hanno iniziato l’applicazione di questa terapia anche nel tumore renale, con risultati molto incoraggianti: “Questa tecnica innovativa trova oggi largo impiego prevalentemente su persone anziane per le quali, data la frequente concomitanza di malattie cardiovascolari e respiratorie, o di diabete, l’intervento chirurgico potrebbe rappresentare un serio rischio”.

“Ogni anno in Italia vengono diagnosticati – sottolinea il Direttore dell’Ulss 12 Giuseppe Dal Ben – circa 4.000 nuovi casi di tumore renale, prevalentemente su persone di età superiore ai 60 anni. E il numero è in crescita anche per il miglioramento delle tecniche diagnostiche che consentono di identificare la malattia in fase precoce, con la conseguente possibilità di curarla con alta probabilità di guarigione. Ora, con la termoablazione che si affianca alle consolidate metodologie chirurgiche, l’offerta di trattamento del tumore renale a Venezia è sempre più completa”.

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