Gli uomini sono schiavi e sono felici di esserlo!

Le generazioni precedenti a questa si erano rese conto di questo fatto ed hanno lottato con forza contro la schiavitù moderna. Questa generazione non lo capisce, non lo sente, ha paura della libertà, ha paura della coscienza. Hanno paura di essere umani. Rifiutano istintivamente ogni discorso di liberazione, perché pensano di essere già liberi. Inutile parlare della differenza tra lavoro creativo e lavoro necessario, tra locatio operis e locatio operarum, che pure i latini avevano chiarissima. Non la capiscono, perché non sono in grado di capirla.

Sono talmente immersi nella logica del denaro, che tutto quello che è gratuito non vale niente o, peggio, nasconde qualche trappola o qualche imbroglio per fare denaro. D’altra parte, se il denaro è il valore assoluto che comprende in sé tutti gli altri, non può che essere così. Gli parli di libertà, di creatività, di coscienza e ti guardano spaventati e impauriti. Preferiscono cullarsi nei caldi e comodi mondi virtuali che i mass media gli propongono, piuttosto che immaginare un mondo in cui essi stessi sono protagonisti.

Questa è una generazione perduta e temo che molte altre ne seguiranno. Chissà, forse è proprio l’umanità che è inadatta a generare un sistema di vita superiore. Forse siamo destinati ad estinguerci per fare il posto ad un sistema vitale più efficace per i fini dell’universo. Nella mia visione, la schiavitù nasce con il patriarcato e con la logica di sopraffazione, che era necessaria per salvare l’umanità dall’estinzione cui la stava portando la pratica sessuale e sociale delle società gilaniche.


Libri e varie...



Ho fatto questo accenno per sottolineare che la sopraffazione e la schiavitù non sono eterne, ma frutto dell’evoluzione. Ora che evidentemente hanno esaurito il loro compito, si dovrebbe passare ad un livello superiore di organizzazione umana. Ma se ha ragione Dawkins, non è affatto detto che questo livello superiore debba essere opera degli umani. Potrebbero, paradossalment, essere ibridi tra macchine e uomini, oppure semplicemente delle macchine o altre specie a garantire la continuità del sistema genetico.

Nell’evoluzione quello che conta è la capacità di adattamento, e l’umanità sembra averla perduta. La massa crede ciecamente nelle balle colossali che le vengono raccontate dai media ed ha perduto ogni capacità critica. Ora, è proprio la capacità critica ad essere decisiva per la sopravvivenza, senza di essa, siamo in balia di eventi che non comprendiamo e che non siamo in grado di dominare. Questo è tipico degli schiavi, la totale mancanza di capacità critica.

Se il sistema economico e sociale dell’antica Roma ha retto per un millennio e ancora oggi continua a dominare il mondo con le sue logiche di conquista e sopraffazione, è perché gli schiavi erano in fondo contenti di esserlo. In città e nazioni in cui la grande maggioranza della popolazione era fatta da schiavi, la coscienza che quella fosse una condizione repellente avrebbe portato a rivolte continue ed alla distruzione del sistema. Ma a parte qualche raro episodio, nell’impero romano gli schiavi vivevano contenti di esserlo e si accontentavano della prospettiva, peraltro relativamente frequente, di poter diventare ‘liberti’ dopo alcuni decenni di duro lavoro.

Oggi è esattamente la stessa situazione. Gli schiavi moderni sono felici di esserlo, considerano la propria condizione una necessità e ne vanno pure orgogliosi, e guardano alla prospettiva di andare in pensione con qualche soldo in tasca, come all’unica possibilità di porre fine al lavoro quotidiano. Insomma, vogliono essere schiavi di usurai, che considerano come benefattori.

L’evidenza dei dati economici, della realtà che ci sta intorno, dell’incidenza delle nuove tecnologie sulla produttività, dice che c’è abbondanza per tutti, ma nessuno la vede. Anzi, tutti seguono allarmati le continue crisi, disgrazie, attentati, conflitti che il mediatico quotidianamente espone senza porsi alcuna domanda di fondo.

È confortante essere schiavi, perché, come nell’antica Roma, c’è qualcun altro che pensa per te, che provvede ai tuoi minimi bisogni, che ti conforta paternalisticamente nei momenti di difficoltà, che ti regala speranze e illusioni piacevoli anche se evidentemente fallaci. Ma non importa, neghiamo l’evidenza e diciamo che va tutto bene e che domani andrà meglio, anche se sappiamo benissimo che non è vero.

Ci sarebbe bisogno di un serio progetto di educazione delle masse al senso di libertà ed alla cura della propria coscienza e dei propri talenti, ma sarebbe un progetto lungo, faticoso e costoso. Di fatto, è impraticabile in questa società.

E allora che fare? Sono vent’anni che scrivo, tengo conferenze, incontri, discorsi. La mia conclusione è che non c’è niente da fare. La gente ascolta affascinata parlare di libertà e di un nuovo sistema economico, ma poi svanito l’effetto di una sera, in poche ore ritornano ai pensieri quotidiani, in cui quella libertà non ha, di fatto, alcun ruolo. Per di più, il fatto che le mie conferenze, libri e articoli siano gratuiti, li fa inconsciamente pensare al fatto che non valgano niente, il che rende ancora meno efficace quello che dico.

Certo, comprendere fino in fondo un nuovo sistema è difficile, soprattutto se si parla di argomenti che coinvolgono l’economia, la filosofia, la sociologia, la politica. E poi qualcuno che capisce c’è stato e c’è, ma si tratta di mosche bianche, incapaci anch’essi, come me del resto, di muovere la gente dal proprio caldo, confortante e mortale rifugio.

Mi sta, quindi, venendo l’idea che, in fondo, non ho alcun diritto di parlare a degli schiavi della loro condizione e di cercare di fargliela cambiare. Se stanno bene così se la tengano. Se credono alle favole, perché devo fargli vedere la realtà? Ho deciso di smettere di cercare di convincere la gente a cambiare il sistema. Ho dedicato venti anni della mia vita a questo progetto, ho sacrificato me stesso e la mia famiglia, perché non ho perseguito il denaro né la gloria, ma ho servito la verità. Ora basta, parlerò agli schiavi sapendo che sono schiavi, senza dare loro una patente di umanità che non hanno.

In fin dei conti, capisco perfino la logica degli uomini di potere. Sanno che i propri interlocutori sono schiavi e si rivolgono a loro in termini a questi graditi, li rassicurano, li coccolano, gli raccontano tante bugie, li dominano. È esattamente ciò che vogliono, essere guidati e dominati. Pensare di farne degli uomini, quando ci sono migliaia di altri che non vedono l’ora di approfittare della loro condizione di schiavi, è semplicemente stupido, e non serve a niente.

Oltretutto finiscono per odiarti, o al massimo per considerarti uno che non vale nulla, perché non hai successo, né denaro, ovvero i due parametri di una persona ammirevole in questa società. Com’è scritto nel Vangelo di Matteo: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Matteo, 7:6).

Nel video qui sotto, Silvano Agosti, in uno splendido discorso, fotografa con precisione lo stato della coscienza degli uomini in questo nostro tempo. Gli uomini sono schiavi e sono felici di esserlo!

Video:https://youtu.be/5YANjIKfNEo

Articolo di Domenico De Simone

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