La maggior parte delle persone viene educata e cresciuta con preconcetti sacri e incrollabili. Ce ne sono tanti, ma uno dei più importanti riguarda il giusto percorso di vita: studia, laureati, trovati un lavoro, metti su famiglia, vai in pensione e muori.
Questo è il binario sicuro e infallibile, quello che certamente non porterà nessuna spiacevole sorpresa sulla tua strada.
Al tempo stesso, però, è una direzione che nessuno sceglie consapevolmente: chi segue questa strada lo fa perché gli è stato detto fin da quando era bambino che era quella “giusta“.
Per alcune persone è davvero così e vivranno un’esistenza felice e serena, ma per molti essere costretti a vivere nel modo che altri hanno deciso essere giusto è causa di grande frustrazione e insoddisfazione.
Così, qualcuno si ribella.
Ci vuole tanto coraggio per farlo, perché un altro comportamento che ci viene insegnato fin da piccoli è di aver paura di tutto ciò che non è convenzionale. Chi sceglie di avventurarsi per le strade panoramiche e rischiose, abbandonando quella sicura e "giusta", verrà visto da molti come un folle, un miserabile e un incosciente.
Benedict è un ragazzo americano di 35 anni che da circa dieci ha scelto di intraprendere percorso, e la maggior parte delle persone lo considera proprio così: un pazzo nomade e spericolato.
Eppure, se glielo chiedi, ti dirà che scegliere una vita libera e alternativa è stata la miglior decisione della sua vita.
E lo farà con un sorriso a trentadue denti.
Fino al termine dell’università, la sua esistenza proseguiva come quella di tanti altri. Poi, dopo aver conseguito una laurea in Nutrizione, qualcosa si è rotto, come ha raccontato in una recente intervista:
“Mi sono laureato e volevo diventare un insegnante o un personal trainer. Poi mi sono subito detto che avrei dovuto comprare una casa, perché avevo 24 anni.
Dovevo pagare tutti i debiti
studenteschi, ma avrei trovato la giusta ragazza, mi sarei sistemato, avrei comprato un’automobile e avrei pagato il mutuo. Ma tutto questo non ha funzionato per me“.
Benedict ha provato a restare sulla strada sicura di unavita tradizionale, ma non ce l’ha fatta. In breve tempo si è reso conto che la questione era semplice: poteva scegliere di essere al sicuro e infelice, oppure di rischiare tutto e trovare la felicità.
Ha scelto la seconda strada.
“Abbiamo preconcetti molto forti su cosa sia il successo nella società moderna“, ha spiegato. “Per me è una questione di filosofia e circostanze. Non mi vergogno a dire che non mi piace lavorare. Lo trovo assolutamente innaturale ed è motivo di grande stress per me”.
Negli ultimi dieci anni, Benedict ha lavorato, ma mai per più di sei mesi consecutivi. Il suo spirito avventuroso non solo gli ha impedito di lavorare più a lungo di questo periodo, ma anche di restare nello stesso luogo: ha girato mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, senza mai stabilirsi da nessuna parte.
“Lavoro per metà dell’anno, faccio quel che devo fare, mi guadagno da vivere. Nell’altra metà voglio solo godermi la vita.
Io e la mia bicicletta, senza obiettivi reali. Semplicemente pedalare, montare un’amaca, prendersi una pausa, rilassarsi. Scoprire il mondo”.
Nei sei mesi in cui lavora, Benedict fa il pescatore commerciale: si imbarca su qualsiasi nave sia disposta a prenderlo a bordo e lavora duramente per guadagnarsi il privilegio di poter fare ciò che vuole nei sei mesi successivi. Così è riuscito a girare per il mondo negli ultimi dieci anni, e anche a mettere da parte un po’ di soldi.
Nonostante sia riuscito a risparmiare parecchio grazie a una vita minimalista e senza sprechi, non è assolutamente interessato al denaro:
“Io non faccio alcun affidamento sui soldi. Mi stressano tantissimo. Li metto in una borsa e li nascondo da qualche parte. Mi servono solo perché so che finché sono lì significa che ho fatto il mio lavoro. Penso giornata per giornata, non ragiono sul lungo periodo. Eppure sono felice, e sono sempre aperto al cambiamento”.
Benedict ha una passione sfrenata per la bicicletta, fin da quando era bambino. Negli anni della scuola l’ha accantonata per concentrarsi sugli studi e dopo la laurea sentiva che quell’amore per le due ruote stava svanendo tra le responsabilità e i compromessi di una vita qualsiasi.
Così ha deciso di tornare a utilizzarla e oggi gira per gli Stati Uniti e per il mondo sul suo mezzo preferito. Non potrebbe immaginare una vita migliore, per quanto semplice: arriva in un luogo nuovo, lavora per sei mesi e poi riparte. Quando è in viaggio dorme quasi sempre in tenda e si muove in bicicletta, spendendo meno di $10 al giorno.
La sua filosofia è tutta in questa dichiarazione:
“Mi piace fare ciò che ha un significato per me, non voglio passare i migliori anni della mia vita facendo qualcosa che ritengo assolutamente inutile.
Le persone non capiscono che non si deve sempre lavorare, lavorare e lavorare per poi potersi permettere cose che non servono a nulla.
A me non piace lavorare.
Mi piace girare con la mia bicicletta e dormire in tenda.
Per me il lavoro non è altro che un mezzo per fare ciò che voglio”.
Bravissimo ❤ E proprio la strada che mi aspetta anche a me! ❤
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