«(…) dove parteciparono politici, camorristi, massoni e imprenditori; dove fu deciso, in modo organizzato scientificamente,
di destinare la Campania al deposito fuorilegge delle scorie tossiche d’Italia.»
di destinare la Campania al deposito fuorilegge delle scorie tossiche d’Italia.»
Alessandro Iacuelli, Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano (Rinascita edizioni, 2008), p.28
«Il passaggio dalla fase artigianale a quella industriale dei rifiuti tossici, inizia in questo comune a nord di Napoli. Nasce in un modo tanto forte che – per certi versi – si può affermare che la potentissima ecomafia campana sia nata qui.»
Alessandro Iacuelli, Schede, Monitor, 2007
Nel 1989, a Villaricca, un piccolo comune a nord di Napoli vicino a Giugliano, presso il ristorante-albergo “La Lanterna” si riunisce un gruppo di individui che provengono da mondi differenti ma che gravitano attorno ad un interesse comune: i rifiuti tossici e come il loro traffico e smaltimento possano fruttare denaro e convenienza politica. La cosiddetta “Riunione di Villaricca”, assieme alla vicenda di Tamburrino, rappresenta un ulteriore tassello storico fondamentale per comprendere come la questione dei rifiuti in Campania si sia sviluppata negli ultimi vent’anni. Forse è quello di primaria importanza. Il traffico illecito di rifiuti tossici verso la Campania, e quindi, indirettamente, l’emergenza rifiuti, trovano qui le loro antiche radici.
All’incontro, come scrive Iacuelli nel suo libro “ci sono i camorristi di Pianura e dell’area flegrea, tra cui Perrella. Ci sono i casalesi. C’è Ferdinando Cannavale, nel ruolo di massone amico dei politici locali e nazionali. Ci sono i proprietari delle discariche (…) C’è Gaetano Cerci, il titolare dell’azienda “Ecologia ‘89”, che trasporta e smaltisce rifiuti, ma è anche nipote di Francesco Bidognetti, braccio destro di Francesco Schiavone “Sandokan”. Cerci è inoltre il tramite tra il clan dei casalesi e Licio Gelli”[1].
Licio Gelli, capo della loggia massonica P2 era necessario per l’accordo in quanto in possesso di una fitta rete di contatti con gli imprenditori del nord Italia, quelli che avrebbero fornito i rifiuti e pagato denaro per liberarsene.
A Villaricca è stato raggiunto l’accordo che la camorra avrebbe accettato di privarsi di una parte del profitto ricavato dallo smaltimento illegale dei rifiuti e che l’avrebbero ceduta a politici compiacenti in cambio delle necessarie autorizzazioni a scaricare rifiuti, anche provenienti da fuori regione, e di una messa a tacere dei controlli pubblici. Delle 25 lire che gli industriali pagavano in media per liberarsi di ogni chilo di rifiuti affidati alla malavita, 15 lire andavano alla camorra e 10 lire alla politica. Le autorizzazioni per i rifiuti portano tutte la firma di Raffaele Perrone Capano, all’epoca assessore all’ecologia della Provincia di Napoli, uomo di punta del Partito Liberale Italiano e oggi docente di Diritto all’Università Federico II di Napoli.
Veleni, camorra e P2 Chianese il massone Nuove rivelazioni di Carmine Schiavone
Il pentito torna a parlare sul business delle discariche SODALI IL FACCENDIERE INSIEME A GELLI FACEVANO DA INTERMEDIARI PER IL TRAFFICO DEI RIFIUTI DAL NORD l'avvocato CIPRIANO CHIANESE FACEVA DA MEDIATORE DEI TRAFFICI DEI VELENI CONFESSIONI CHOC NELL’INTERVISTA DEI GIORNI SCORSI L’EX BOSS AVEVA PARLATO DEI FUSTI TOSSICI INTERRATI ANCHE IN PROVINCIA DI LATINA DI PIERFEDERICO PERNARELLA I l suo zampino spunta nelle faccende più oscure degli ultimi quarant’anni della storia d’Ita - lia. Non poteva dunque mancare in quella nerissima dei veleni delle industrie del nord smaltiti nelle viscere della Campania e chissà dove altro ancora. Ecco allora che anche nel traffico dei rifiuti tossici esce fuori il nome di Licio Gelli, il faccendiere, il giornalista, il finanziere ma soprattutto il maestro venerabile della loggia massonica P2. Di Gelli ne parla l’ex boss dei Casalesi, Carmine Schiavone, in una nuova intervista rilasciata, a pochi giorni da quella trasmessa da Sky Tg, ad Andrea Palladino per il «Fatto Quotidiano». «C’era un accordo con Licio Gelli per il traffico di questa roba tossica». Ovvero rifiuti ospedalieri, farmaceutici, chimici. «Roba» interrata senza alcuna precauzione sotto le superstrade o a pochi passi di un campo di calcio. Tra i principali mediatori con le industrie del nord-est c’era Cipriano Chianese, l’avvo - cato Cipriano Chianese, titolare di una lussuosa villa a Sperlonga, ma anche il complesso alberghiero Marina di Castellone a Formia. Immobili sequestrati a seguito dell’operazione «Green» condotta dalla Dia sul traffico dei rifiuti gestito dalla camorra. Insomma una vecchia conoscenza della provincia pontina, che con Licio Gelli, parola di Schiavone, era «culo e camicia». Cose così, cose che non fanno che intorpidire ancora di più le trame di un affare che, ancora parola di Schiavone, «vale più di quello delle droghe». Miliardi entrati nelle tasche della camorra, di spregiudicati professionisti e faccendieri, ma anche di politici. Nell’intervista, Schiavone aggiunge pure di aver indicato in modo preciso tutti i punti in cui sono stati interrati i rifiuti tossici: «Le bonifiche però non vengono fatte perché allo Stato costerebbero troppo». Dunque si fa finta di non sapere. Fatto che richiama tanto alla storia dei fusti tossici interrati a Borgo Montello. Storia di cui Carmine Schiavone ha già raccontato in passato in qualità di pentito tornando a parlarne nei giorni scorsi nell’intervista rilasciata a Sky Tg. «Moriranno in tanti», è stata la lugubre profezia lanciata dell’ex boss a proposito dei veleni arrivati anche in terra pontina. Ad Aprilia, Pontinia, ma anche nel vecchio invaso denominato S-0 della discarica di Borgo Montello. I lavori di scavo sono stati ultimati nel 2012 senza dare alcun risultato. Secondo alcuni si è cercato nel punto sbagliato e con mezzi inad eg u a t i . ©RIPRODUZIONE RISERVATA Latina Oggi 1 settembre 2013
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