Per la Corte europea di giustizia, la povertà o l’aspirazione di vivere in Germania per i suoi elevati standard assistenziali non sono ragioni valide per garantire l’accoglienza.
La Germania ha dunque il diritto di espellere i clandestini. Non verso i paesi d’origine, ma verso quelli di approdo, fra cui l’Italia. Ma senza l’assenso di Roma sarà difficile.
Martedì scorso la Corte di giustizia europea (CGCE) ha decretato che la Germania potrà espellere migranti giunti nel paese da altri Stati dell’Unione Europea rimandandoveli anche se le condizioni di welfare che troveranno saranno inferiori e meno vantaggiose di quelle tedesche.
Corte europea: consentirà alle autorità tedesche di rimandare indietro i migranti
Per il tribunale con sede in Lussemburgo eccezioni a questa regola vanno applicate solo in casi estremi in cui fosse in gioco la libertà, la vita o la sopravvivenza elementare dell’individuo.
Berlino caldeggiava da tempo un simile provvedimento che consentirà, in linea di principio, alle autorità tedesche di rimandare in Grecia, Italia, Ungheria o altri Stati europei i migranti che, risalendo la Penisola Iberica, l’Italia o i Balcani, hanno raggiunto successivamente il suolo tedesco.
Per i giudici della Corte europea di giustizia la povertà o l’aspirazione di vivere in Germania per i suoi elevati standard assistenziali non sono ragioni valide per garantire l’accoglienza, mentre anche le richieste di asilo presentate in Germania possono essere respinte ai migranti che avevano già presentato richieste di protezione sussidiaria in altri Stati Ue.
I migranti che si recano in un altro paese illegalmente e vi depositano una domanda possono, invece, essere rinviati al punto di entrata entro un periodo di sei mesi.
Da un lato si confermano quindi le regole stabilite dagli accordi di Dublino che prevedono che i migranti possano presentare domanda d’asilo o protezione solo nello Stato europeo in cui sono sbarcati o di primo accesso, dall’altro si riconosce a Berlino la possibilità di respingere, non nei paesi africani o asiatici d’origine, ma bensì in quelli Ue di transito, molti migranti illegali che hanno oltrepassato i confini tedeschi.
Uno smacco per Italia, Spagna e Grecia
Questi stati che hanno chiesto la riforma di Dublino e rischiano di dover accogliere un numero enorme di migranti illegali che in assenza di robusti accordi con i paesi di origine non potranno essere facilmente espulsi.
Per evidenti ragioni geografiche, la Germania ha sempre privilegiato la possibilità di poter regolare le migrazioni illegali secondarie, cioè quelle tra i diversi Stati dell’Unione piuttosto che puntare a colpire con espulsioni quanti sono arrivati illegalmente in Europa.
Del resto la stragrande maggioranza dei migranti illegali è giunta in Germania via terra transitando da Polonia, Austria, Italia, Spagna, Francia, Ungheria, Repubblica Ceca e Balcani.
I giudici tedeschi si erano rivolti alla Corte europea chiedendo di interpretare le regole del diritto di asilo per chiarire i dubbi circa le condizioni in cui fosse possibile o meno praticare le espulsioni, dopo il caso di un migrante gambiano che aveva presentato domanda l’asilo in Italia prima di recarsi in Germania e presentarne un’altra.
L’applicazione delle disposizioni della Corte europea
L’uomo sosteneva di non poter venire rimandato in Italia perché le condizioni di accoglienza erano pessime rispetto a quelle tedesche.
Altri casi simili riguardavano un palestinese che arrivò in Germania attraverso la Bulgaria e un ceceno che vi entrò dalla Polonia.
La piena applicazione delle disposizioni della Corte europea dipende però da alcuni fattori. L’agenza di stampa Deutsche Welle evidenzia la decisione finale sul destino dei richiedenti asilo in questione spetterà comunque ai tribunali federali tedeschi.
Specie in vista delle elezioni europee e alla luce dei problemi di spesa pubblica e di sicurezza determinati dai migranti, la Germania ha interesse a espellere il maggior numero di migranti, ma non è detto che le espulsioni (o ricollocamenti) vengano accettati da Stati quali Italia, Ungheria e Polonia.
Nel 2018 la Germania ha trasferito più di 8.000 richiedenti asilo in altri Stati dell’Ue, la maggior parte in Italia mentre con Spagna e Grecia Berlino ha firmato appositi accordi.
Il rifiuto del governo
L’attuale governo italiano si è sempre rifiutato di accoglierne altri e di firmare accordi simili (spesso sollecitati da Berlino) ricordando come i partner europei abbiano tutti disatteso, chi in parte chi in toto, l’impegno assunto in ambito Ue di ridistribuire coloro che avevano diritto all’asilo sbarcati in Italia mentre l’Ungheria non ha mai accettato nessun ricollocamento.
Inoltre in Germania gli attivisti dei movimenti immigrazionisti sostengono che le condizioni di accoglienza in alcuni dei paesi di ingresso, come la Grecia, sono deplorevoli mentre anche il ministero dell’Interno tedesco ha affermato che non vi è alcuna garanzia che i paesi di ricollocamento rispettino le regole dell’UE in materia di asilo. Un chiaro riferimento all’Ungheria e agli Stati del Gruppo di Visegrad.
Curioso notare che nel maggio 2018 la stessa Corte europea aveva dato ragione sempre alla Germania su un caso simile ma contrario.
Un migrante iracheno che aveva presentato richiesta di protezione internazionale in Germania e successivamente si era trasferito in Francia da dove era stato espulso forzatamente sul suolo tedesco, in base alle regole prevista da Dublino.
Il migrate contestò l’espulsione sostenendo che la sua domanda di asilo in Germania non aveva ancora avuto risposta.
La Corte europea, cui si era rivolto il tribunale di Lille, stabilì che il ricollocamento del migrante poteva avvenire solo con l’assenso dello Stato in cui aveva presentato domanda di protezione o asilo.
Ma se quella sentenza impedì ai francesi di rimandare il migrante in Germania lo stesso principio dovrebbe impedire oggi a Berlino di espellerne migliaia senza il via libera dello Stato Ue che dovrebbe ospitarli.
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