Di Antonio Amorosi – – Il Tribunale dei Minori di Trento decide di far perdere la patria potestà a una madre, in merito agli interventi vaccinali sul figlio.
La madre era contraria a vaccinarlo. Di parere opposto il padre. Il bimbo, dopo una sentenza di un giudice, viene vaccinato. Non è il primo caso. Il fatto finisce sui giornali locali e viene rilanciato su Facebook dall’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin che commenta: “Questa sentenza esemplare evidenzia ancora una volta che i figli non sono proprietà dei genitori ma come riconosciuto dalla Carta del Fanciullo sono titolari di propri diritti incomprimibili e il giudice in un ordinamento moderno e avanzato tutela l’inviolabilità dei diritti in capo al bambino anche di fronte ai genitori. Il diritto alla salute è uno di questi diritti”. L’inciso è solo l’inizio del suo commento ma ha scatenato la reazione di una valanga di lettori inferociti.
IL FATTO – Il Tribunale dei Minori di Trento decide di far perdere la patria potestà a una madre
Una mamma, una professionista, non vuole vaccinare il figlio. Di avviso diverso il padre che cerca in ogni modo di convincere la donna, fino a rivolgersi ad un avvocato e al Tribunale dei Minori. Durante un’udienza a luglio, davanti al giudice onorario del Tribunale dei minori di Trento, entrambi i genitori si dichiarano consapevoli rispetto all’importanza di vaccinare il figlio ma c’è sempre una divergenza rispetto alla data della prima somministrazione dei vaccini. Parliamo di protezione contro difterite, tetano, epatite B, pertosse, poliomielite. Il giudice dà alla coppia un’altra possibilità per accordarsi: 5 giorni di tempo per una soluzione condivisa. Ma non si arriva all’accordo. Il bimbo sembra che in quel momento avesse già 2 anni. La madre voleva subordinare la vaccinazione alla disponibilità del pediatra a visitare il minore in caso di reazioni allergiche e negative e ad una visita preventiva. Il padre chiedeva invece di vaccinarlo subito, sostenendo che il figlio corresse troppi rischi. A quel punto il giudice interviene limitando la responsabilità genitoriale della madre e dando piena potestà al padre di intervenire autonomamente.
Meno di 24 ore fa la Lorenzin rilancia la notizia su Facebook e motiva le sue considerazioni spiegandole nel dettaglio. “Il diritto alla salute è uno di questi diritti e quando come in questo caso l’irrazionale convincimento del genitore mina l’integrità e la salute del bambino il giudice interviene. Dobbiamo comprendere che in questa fase oltre al rischio SARS-CoV-2 rimane intatto il rischio delle altre infezioni, quelle che devono essere debellate da vaccinazione obbligatoria. La sentenza ci aiuta anche nel dibattito sulla sicurezza nazionale alla luce della stagione autunnale che ci prestiamo ad affrontare dove ci troveremo a fronteggiare sia la consueta sindrome influenzale sia i crescenti focolai di covid. Il tema vaccinazioni rimane top agenda anche alla luce dell’atteso vaccino per Covid-19. Come dimostra la storia delle vaccinazioni nel paese bisogna continuare a tenere alta la sorveglianza e continuare con efficaci campagne per la vaccinazione di massa. La prevenzione funziona se è accompagnata da azioni continuative nel tempo per non far scemare la percezione di rischio nelle nuove generazioni. Sarebbe utile, pertanto, reintrodurre la medicina scolastica che tanto ha fatto per le generazioni precedenti.”
Ma le parole dell’ex ministro, che è autrice della legge sull’obbligo vaccinale per la frequenza a scuola, danno il via ad una valanga di commenti negativi, alle 14.20 di oggi gli interventi sulla sua pagina superano i 7.100. Sono davvero pochi quelli in appoggio anche se il post ha più di 2000 condivisioni.
In un range che va dall’insulto gratuito e personale al commento negativo educato ma motivato, fino a reazioni condite di retroscena, in soldoni i lettori criticano l’incapacità dello Stato di trovare una formula meno impositiva nella somministrazione dei vaccini, come avviene in tanti altri Paesi del mondo. Alcuni entrano anche nei dettagli del caso sostenendo che la madre, almeno a parole, non sembra contraria ai vaccini ma vorrebbe una serie di precauzioni per evitare eventuali controindicazioni.
La Lorenzin è il simbolo dell’obbligo. Roberta D.G.: “I vaccini non vanno imposti e obbligati …sono farmaci e non si può obbligare ad un trattamento coatto. Faremo di tutto per abrogare la sua legge”.
O Nicoletta B.: Si fa un uso improprio e strumentale sull’etichettatura ‘NO VAX’, non esistono i no vax, esistono genitori che si battono per vaccini puliti…(e chiude l’intervento con una serie di duri attacchi personali, anche se urbani, alla Lorenzin (ndr)”
Il tema vaccini è molto sentito.
Ma a che punto è la legge cosiddetta Lorenzin?
A 3 anni dall’attuazione “il percorso” appare ancora “non completato, in particolare per gli aspetti cruciali per consentire una oggettiva valutazione dei suoi effetti e suggerire eventuali modificazioni”, scrive il nucleo strategico del Nitag, il Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni nominato dal Governo. In un documento gli esperti indipendenti chiedono “venga avviato e rapidamente portato a compimento un iter valutativo in grado di esaminare tutte le dimensioni e tutte le conseguenze prodotte dall’applicazione della legge” e soprattutto che “venga accelerato il processo di implementazione dell’anagrafe nazionale vaccini, identificando e superando i fattori che ancora ostacolano il suo funzionamento”, al fine di capire l’impatto della legge.
“In assenza di informazioni più accurate, ogni esercizio valutativo risulterebbe incompleto, esponendo il decisore politico al rischio di assumere determinazioni imperfette o intempestive”, evidenziano quelli del Nitag, ricordando che “l’applicazione della legge è stata accompagnata da un sovraccarico di attività, come anche discussioni, polemiche e comportamenti contraddittori, che non hanno certo favorito la piena realizzazione di tutti gli obiettivi e hanno provocato conseguenze che sono andate ben oltre i confini del sistema sanitario”.
Gli esperti poi osservano che “sebbene le coperture vaccinali 2017 e 2018 mostrino importanti miglioramenti per tutte le vaccinazioni, specialmente per i gruppi di età rilevati fino a 8 anni di età, dati più recenti non sono disponibili”. Anche nella diversità di diffusione territoriale fanno anche notare però che “a fronte di un significativo aumento totale delle dosi vaccinali somministrate, il sistema di farmacovigilanza non ha segnalato corrispondenti aumenti di eventi avversi correlabili alle vaccinazioni“. Ma è necessario un quadro di dati più esaustivo e una completezza degli stessi che a 3 anni dalla nascita della legge non sono ancora disponibili.
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