“Continuavano a chiederci ‘perché siete nel nostro Paese?’ -racconta la giornalista- Io, forse perché pensano che le donne siano meno pericolose, sono stata delegata alla ricerca dei documenti”. La Battistini ricostruisce la dinamica: “Credo siano stati chiamati dalla direttrice dell’albergo, che credo li abbia chiamati per segnalare un’attività secondo lei sospetta”. Il motivo, come spiega l’inviata, è che “qui c’è un livello di paranoia totale, ogni cosa che per loro non è usuale ed è considerata una minaccia. Hanno paura, vivono nel terrore che ci siano spie russe, in parte e comprensibile ma per chi fa il giornalista è un incubo”.
La tensione si è alzata quando gli agenti hanno fatto irruzione anche nella stanza di altri due inviati italiani, Cristiano Tinazzi e Andrea Carrubba, che si trovavano in una delle stanze accanto. “Mi hanno accompagnato a fare la stessa cosa da loro, usandomi come testimone nella loro stanza, hanno rifatto la stessa scena”, dice l’inviata. Che aggiunge: “Se mi sono spaventata? Certo quando vedi un collega con un’arma puntata alla testa ti preoccupi, sì”.
Poi “qualcuno deve aver telefonato, ci deve essere stato qualcuno che ha evidentemente spiegato, è arrivata la polizia in borghese e la cosa ha preso dei contorni più dialoganti e civili e ci hanno lasciato alzare la terra”, racconta la Battistini. Ora “la situazione è tornata alla normalità, devo dire che alla fine si sono anche scusati, hanno detto ‘sorry'”. ADNKRONOS
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