Il flusso del Nord Stream verso la Germania, infatti, è già stato interrotto due volte questa settimana. Secondo Berlino, con l’obiettivo di provocare l’aumento dei prezzi. E che non ci siano soluzioni al problema tecnico del Nord Stream è stato confermato anche dal ceo di Gazprom, Alexey Miller. Il quale ha aggiunto che visto che le sanzioni occidentali stanno impedendo alla società di ottenere le apparecchiature necessarie, la Russia garantirà “forniture sicure agli amici” di Mosca come la Cina verso cui nei primi cinque mesi dell’anno i flussi di gas sono aumentati del 67%.
Per quanto riguarda l’Italia, in particolare, “a fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni superiore di circa il 44% rispetto a quella avanzata ieri 15 giugno (incremento dovuto al recupero delle quantità non ricevute e alle normali dinamiche commerciali), Gazprom ha comunicato che sarà consegnato solo il 65% delle forniture richieste:
le quantità consegnate saranno quindi di poco superiori rispetto a ieri e si attesteranno a un livello assoluto di circa 32 milioni di metri cubi/giorno”, ha dichiarato un portavoce di Eni interpellato dall’Adnkronos. Gazprom “ha spiegato che la mancata consegna dipende dai problemi alla centrale di Portovaya che alimenta il gasdotto Nord Stream attraverso il quale Gazprom trasporta una parte dei volumi destinati ad Eni”.
“Stiamo monitorando attentamente” per capire se il rallentamento di flussi del gas dalla Russia sia dovuto “a problemi tecnici o a una vera e propria rappresaglia“, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, al question time al Senato.
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