17/06/2022 - Da Il Secolo D’Italia – Il venerdì nero con il disastro Lagarde, l’innalzamento dello spread e la dèbacle delle borse e dei mercati che inguaieranno soprattutto l’Italia domina nelle rassegne stampa. “È tramontata, finita l’era Draghi in Europa“, inizia il suo editoriale Nicola Porro sul Giornale. “Gli abbagli dei banchieri“, titola Libero. “Dieci anni di errori”, spiega l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, spiegando che si tratta di una crisi che viene da lontano.
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Era stato buon profeta pochi giorni prima durante un noto talk show. “L’ex presidente della Banca centrale, oggi trasferitosi a Palazzo Chigi, aveva imposto una politica monetaria del denaro facile”. Ossia l’ormai celebre Quantitative easing, che vuol dire stampare moneta facendo comprare alle banche centrali titoli del debito pubblico e abbassare i tassi di interesse sotto zero.
“Si disse, allora, che, grazie a questa politica, Draghi salvò la moneta unica. Il suo successore, la signora Lagarde, ha cambiato rotta- analizza il conduttore di Quarta Repubblica– . E lo ha fatto con un testacoda. Non solo ha detto che i tassi di interesse, visti gli aumenti dei prezzi, devono risalire, la qual cosa era ampiamente prevedibile. Ha fatto di più: non ha annunciato alcuna rete di protezione per la moneta unica, nel caso riprendesse la speculazione. Questo «non detto» sta spaventando i mercati”.
In Europa tornano i pregiudizi sull’ inaffidabilità dell’Italia
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Per l’Italia è un guaio e tutto il centrodestra, Meloni in primis, hanno stigmatizzato l’operato della Christine Lagarde, colpevole di avere largamente sottovalutato la crisi in arrivo. Di qui la cantonata presa dai banchieri che peserà e molto sul nostro Paese. La Borsa italiana ha fatto segnare il crollo peggiore d’Europa, di circa il 5 per cento: ad affossarla non solo le banche, zeppe di titoli di Stato che stanno perdendo valore.
“La morale è una sola- scrive l’editorialista- : dopo le parole della Lagarde, è ritornato a soffiare in Europa il pregiudizio sull’affidabilità dei conti pubblici italiani; e sulla nostra capacità di fare ancora debito”. Signori, “l’effetto Draghi e del suo «whatever it takes» sono finiti. Ma la beffa è anche un’altra: la presenza dell’attuale premier avrebbe dovuto “proteggerci” proprio dal punto economico, avrebbero dovuto renderci affidabili agli occhi del mondo. Non avremmo dovuto essere in una botte di ferro? Eppure il “Cigno nero” sta svolazzando minaccioso sulle nostre teste.
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Tremonti: tutti gli errori e le illusioni dei banchieri
Oggi lo spread sale perché non c’è chiarezza sui futuri interventi di acquisto della Bce. La contraddizione di fondo dell’euro sta proprio nel fatto che senza il sostegno della Bce l’intera costruzione della moneta unica è a rischio. Un rilievo che Tremonti pone da sempre. “D’altra parte la Bce ha cambiato maggioranza: i falchi comandano. E non hanno nessuna intenzione di adottare un atterraggio morbido dalla politiche della vecchia gestione”, scrive Porro. L’era del Draghi “stile Bce” chiede il conto: stampare moneta come se non ci fosse un domani ha creato un’illusione che non poteva durare molto a lungo. ” Quella che poteva essere una tecnica di emergenza, è diventata una lungodegenza”, afferma Tremonti intervistato dal Giornale. “Durata 10 anni, con illusoria e universale soddisfazione.
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Ed è così che il whatever it takes è diventato un whatever mistakes: son stati commessi tutti gli errori possibili. Due anni fa, all’Eurotower, per il cambio di consegne tra i presidenti, in platea ad applaudire c’erano i Capi di Stato e di governo di tutta Europa. Sarebbe stato difficile vedere De Gasperi o Adenauer, Mitterand o Cossiga correre ad applaudire i banchieri».
Lagarde prede atto delle sue “cantonate” fuori tempo massimo
Non solo, la Lagarde oggi è costretta a prendere atto delle sue “cantonate”. Nell’ottobre scorso diceva: «L’economia dell’area euro continua a crescere con forza» e l’inflazione «scenderà nel corso del 2022». Ha ripetuto: «Io penso che l’inflazione di questi giorni sia legata a fenomeni temporanei, primo fra tutti il rincaro dell’energia». «Il prossimo anno si calmerà di nuovo e già a partire da gennaio ci aspettiamo tassi di inflazione più bassi».
Ecco, oggi deve prendere atto delle previsioni più sgangherate di sempre. “Tutte le istituzioni hanno sottostimato l’impatto dell’inflazione. Non solo noi ma anche tutte le altre organizzazioni internazionali. Ma siamo pronti a indagare dovebabbiamo commesso degli errori”. Già, intanto il guaio è tutto sulle nostre teste.
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