Per avvisare gli italiani che il crollo delle banche del Paese è vicinissimo, iniziamo da questa dichiarazione: “La conclusione delle discussioni con l’Italia e’ relativamente vicina” ha detto la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager riferendosi al negoziato in corso tra Commissione Ue e Itali sull’intervento a sostegno delle Banche italiane e in particolare a Mps. “Come sapete, in questi casi ci sono due parti e un numero sorprendente di dettagli , quando ci saremo lo sapremo a tempo debito, non posso dare indicazioni sul momento in cui saranno concluse le discussioni che sono costruttive”.
Ma il diavolo si annida nei dettagli, e infatti la commissaria Vestager ha aggiunto che il caso italiano e’ pieno di “dettagli complicati”, e “anche di qui l’impossibilita’ di indicare con precisione quando le discussioni in corso con le autorita’ italiane potranno concludersi. Resta in ogni caso la scadenza limite del 29 luglio, quando saranno resi noti i risultati dello stress test su scala europea”.
Gli stress test che si avvicinano, il problema delle sofferenze ancora li’. Sul comparto bancario non si spengono le sirene d’allarme mentre oltre al Brexit, il fallito golpe in Turchia aumenta la volatilita’ dei mercati della zona euro.
La partita mortale con Bruxelles per provare a fermare il meccanismo catastrofico del bail in, specie sul trattamento delle obbligazioni in mano ai risparmiatori italiani, non ha fatto un solo passo verso una soluzione differente dalla catastrofe. E fino alla settimana prossima su quel fronte, secondo diverse fonti, non sarebbero attese novita’.
L’Italia ha ottenuto fino a ora un si’ al meccanismo di emergenza sulla liquidita’ – lo stesso per intenderci che venne autorizzato per la Grecia – e ha ribadito, senza per questo ottenere il via libera da Bruxelles, come interventi preventivi dello stato italiano nel capitale di istituti bancari privati italiani che rischiano di non passare lo stress test previsto il 29 luglio, siano “possibili”.
Un intervento di questo tipo pero’, vista l’opposizione della Commissione capitanata da Juncker e di diversi stati ad iniziare dalla Germania, non salverebbe i possessori di bond subordinati che in Italia possiedono titoli per 31 miliardi di euro che verrebbero letteralmente cancellati dal bail in.
E cosi’ piu’ volte da Visco e Padoan e’ stato espresso l’auspicio – tremebondo – di soluzioni di “mercato”. In primis Atlante2 che potrebbe rilevare un vasto pacchetto di sofferenze di Mps partendo dalla propria dotazione di 1,7 miliardi di euro piu’ l’apporto di eventuali altri investitori. E proprio “eventuali” sarebbero, visto che all’orizzonte non ce n’è neppure uno.
In ballo poi, secondo altre versioni che abbiamo raccolto a Bruxelles in ambienti politici Ue, c’e’ una soluzione in “solitario” per Mps sul proprio pacchetto di Npl da 47 miliardi di euro (propedeutica a un aumento di capitale e a una successiva fusione) e, forse, una “di sistema” con l’ausilio del colosso bancario americano Jp Morgan come emerso nel fine settimana sulla stampa. Ma entrambe le soluzioni appaiono scritte nel libro dei sogni, più che nella realtà che invece è terribilimente differente: Mps potrebbe fallire o essere costretta al bail in che cancellerebbe in questo caso 5 miliardi di euro di risparmi, investiti in obbligazioni subordinate e non subordinate, dagli italiani. Micidiale.
E ovviamente nel frattanto a Piazza Affari vanno male le azioni delle banche. Le vendite si sono fatte piu’ intense dopo la notizia che la Corte Ue ha indicato – questa mattina – che il bail-in e’ valido, bocciando il ricorso della Slovenia. Cosi’ Unicredit perde il 5% cosi’ come Ubi e Banco Popolare. Bpm arretra del 5,9% e Bper del 6%. La performance peggiore di tutti e’ quella di Banca Mps che accusa una flessione del 6,4%. Del resto l’istituto senese e’ proprio nell’occhio del ciclone, dopo che la Bce ha chiesto alla banca di ridurre di 10 miliardi le sofferenze bancarie entro il 2018. Mossa che potrebbe mettere l’istituto in gravissime difficolta’, determinando un deficit di bilancio che a sua volta provocherebbe il suddetto bail in.
La ciliegina sulla torta – avvelenata – qui presente, l’ha messa oggi pomeriggio l’ABI: “In Italia i depositi delle Banche italiane aumentano, a fine giugno, di quasi 45 miliardi di euro rispetto all’anno precedente (+3,4%) mentre è in diminuzione la raccolta a medio e lungo termine, cioe’ tramite obbligazioni che a giugno sono in calo del 15,1% e in valore assoluto di 62 miliardi che sono letteralmente svaniti. Gli investitori che detenevno obbligazioni bancarie le hanno vendute e il contante non è stato reinvestito e neppure depositato in banca. Tanto che l’andamento della raccolta complessiva (depositi da clientela residente piu’ obbligazioni) registra a giugno una variazione annua negativa: -1,1 per cento.
Fonte: Il Nord
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