I servizi militari avrebbero inviato, fin da settembre 1995, un elenco di 49 navi sospette alla Procura di Reggio Calabria che svolgeva le indagini “ma – sostiene il Fatto Quotidiano – questo non arrivò mai agli investigatori”Questi punti sono alcuni dei luoghi dove sono state affondate Navi “Sospette” con carichi “Sconosciuti”
Sarebbero complessivamente almeno 90 i cargo fatti colare a picco nelle acque più buie del Mediterraneo tra il 1989 e il 1995 (e mai recuperati), secondo gli analisti del Sismi che avrebbero messo quegli affondamenti in relazione con “presunti traffici di rifiuti tossici”. Giovedì scorso la Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti hadesecretato il documento che dimostrerebbe inoltre come i servizi segreti militari (ex Sismi, appunto) avessero inviato, fin da settembre 1995, un elenco di 49 navi sospette alla Procura di Reggio Calabria che svolgeva le indagini sul presunto affondamento doloso di natanti carichi di rifiuti tossici nel Mar Mediterraneo.
Secondo i dati diffusi a seguito della decisione della commissione presieduta dal deputatoAlessandro Bratti, del Pd, a fianco di ognuna delle navi i Servizi appuntavano “data, luogo e causa presunta dell’inabissamento, nazionalità, carico e nome dell’armatore”.
Un documento prezioso
Un documento davvero prezioso per gettare luce sul possibile traffico di rifiuti industriali e forse radioattivi che potrebbero essere stati imbarcati su cosiddette “Navi a Perdere ” fatte affondare apposta in alto mare. Una (presunta) losca attività sulla quale stava indagando un pool di investigatori del Corpo forestale dello Stato per conto delle Procure di Reggio Calabria e Matera.
“Mai arrivato agli investigatori”
Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, tuttavia, “agli investigatori del Corpo Forestale dello Stato che indagavano per conto dei pm di Reggio Calabria e Matera il documento confezionato dal Sismi, così prezioso per le indagini, non sarebbe mai arrivato”.
La morte del capitano De Grazia
Nell’elenco elaborato dagli 007 militari figuravano per altro alcuni mercantili sui quali stava indagando in quel periodo Il capitano Natale De Grazia , uno degli investigatori in prima linea nell’inchiesta, morto durante una trasferta, in circostanze rimaste sempre sospette. De Grazia cessò di vivere nella notte tra il 12 e il 13 dicembre ’95 per “morte cardiaca improvvisa dell’adulto”, referto mai accettato dai familiari. La commissione d’inchiesta sui rifiuti nel 2012 parlò invece di “decesso dovuto a causa tossica”, aprendo nuove prospettive su quanto accaduto.
Come succede a volte in questo nostro Paese, dopo la scomparsa del capitano De Grazia, le indagini finirono nelle sabbie mobili e il pool investigativo venne smantellato.
Il riferimento alla Moby Prince
Nel documento dei servizi segreti militari comparirebbe inoltre anche un riferimento alla tragica vicenda della Moby Prince, il traghetto diretto ad Olbia che il 10 aprile del 1991, dopo una collisione con la petroliera Agip Abruzzo, si incendiò provocando la morte di 141 persone nella Rada di Livorno.
Il fatto sarebbe stato inserito dall’Intelligence in una “mappa concettuale” dedicata al “traffico di materiale bellico recuperato, di scorie nucleari e di armi”. La stessa sarebbe stata inviata il 3 aprile 2003 alla Divisione ricerca e anti proliferazione del Servizio segreto militare (allora Sismi, oggi Aise).
La “nota su Comerio”
Stando a quanto riportato dal Fatto la mappa del Sismi sarebbe allegata a una nota “sul faccendiere Giorgio Comerio, ingegnere che negli anni ’90 progettava di inabissare le scorie nucleari sui fondali marini servendosi di siluri penetratori, inquisito da diverse procure ma mai condannato per reati ambientali”. Il ruolo di Comerio è sempre rimasto poco chiaro. In un appunto del 2003 il Sisde lo considerò “sedicente appartenente ai servizi segreti, noto faccendiere italiano presumibilmente legato alla vicenda delle cosiddette navi a perdere …”
In ogni caso i Servizi cercarono di stabilire un “filo diretto tra rimozione e traffico di materiale bellico” relativo alla Guerra del Golfo e il disastro della Moby Prince, ricostruendo la “presunta rete di traffici paralleli di armi, scorie e rifiuti tossici”. Da notare che i processi per il disastro della Moby Prince, comunque, non hanno portato mai all’individuazione di un colpevole.
Neri: “I servizi collaborarono”
Da precisare che, secondo l’ex pm di Reggio Calabria, all’epoca coordinatore delle indagini, Francesco Neri (oggi presidente di sezione penale d’Appello a Roma), il Servizio segreto militare collaborò, tanto che lui gli indirizzò una lettera di ringraziamento. “Il Sismi collaborò correttamente, mandando per le vie formali le informazioni che avevano – precisa in una intervista a La Cnews24 – Non posso affermare, salvo prova del contrario, che non abbia collaborato con noi. Abbiamo scoperto un fenomeno che non si conosceva. I servizi non potevano mandarci qualcosa di cui non erano a conoscenza”.
L’elenco desecretato, secondo quanto Neri dichiara ancora nell’intervista, “è uno dei tanti. Noi ne avevamo un altro di 131 navi. Quindi di imbarcazioni sospette ce n’erano molte. Ma non si poteva estendere l’indagine a tutto il mondo. Ci concentravamo su quelle che erano di nostra competenza, che potevano essere state affondate nel Mar Mediterraneo”.
Fonte: notizie.tiscali.it
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