Il primo metodo non funziona più. L’Era della tv e dei social-media rende ormai impossibile la strada dei virulenti colpi di stato del passato. Oggi servono volti puliti e metodi gentili. Ma oggi come ieri è pur sempre necessario avere il sostegno del Deep State, media e magistratura compresi.
Ed è quello che sta accadendo in Italia da fine febbraio in avanti: decreti-legge che delegano a semplici Dpcm la sospensione delle libertà fondamentali (compresa la libertà personale), protocolli della pubblica amministrazione che derogano alla legislazione ordinaria e infine l’esercizio del potere esecutivo attraverso lo stato di eccezione permanente, lo stato terapeutico. Media asserviti e magistratura silente, se non addirittura accondiscendente.
C’è il virus, muti: mettete le mascherine, togliete le mascherine, mettete i guanti, anzi no, osservate le regole sul distanziamento e non lamentatevi. Chiudete la vostra bottega per tre mesi e prendete questi seicento euro. E se farete i bravi ne avrete degli altri. Forse. Ma non scordatevi di pagare le tasse.
Il virus! C’è il virus!
Certo, il virus c’è stato ed ha causato decine di migliaia di morti, questo è fuori discussione, ma adesso? Chi nega che il virus sia esistito è un imbecille, ma ora la situazione quale è?
Attualmente ci sono, in tutta Italia, appena 67 persone ricoverate in terapia intensiva. Durante la “Fase1”, tanto per essere chiari, il picco fu raggiunto a circa 4 mila.
In questi ultimi quattro mesi i posti letto in terapia intensiva sono più che raddoppiati (altri ne saranno realizzati) ed è stata scoperta la cura del plasma, parecchio efficace.
Insomma, se anche il virus tornasse, potrebbe essere affrontato con mezzi ordinari e non più eccezionali.
Ma ciononostante, il governo Conte intende prorogare lo stato di emergenza fino alla fine dell’anno. E poi a vedersi. Ma dov’è oggi l’emergenza che giustifica la proroga dello stato di emergenza? A chi giova il perenne stato emergenziale?
Il colpo è avvenuto con sottigliezza: eravamo abituati a vivere in libertà, ereditata da chi se l’è conquistata col sangue pure per noi, quindi l’avevamo data per scontata. E se la libertà la dai per scontata, la salute diventa (giustamente) il bene più importante da conservare, anche – purtroppo – a scapito della libertà. Tanto quella non conta, ce l’hai già. Prima o poi ci sarà ridata.
Ma siamo proprio sicuri che ci verrà ridata?
Credo che la libertà, per come l’avevamo conosciuta fino al 20 febbraio, cioè fino a poco più di quattro mesi fa, non tornerà mai più.
Ci stanno già preparando, tant’è che qualcuno degli “scienziati ufficiali” ha categoricamente sentenziato: “durerà anni“.
Si tratta dei “soliti scienziati”, gli espertoni che a fine aprile dicevano che – in caso si fosse riaperto tutto (come di fatto è avvenuto da fine maggio) – a giugno avremmo avuto 150.000 ricoverati in terapia intensiva (al 12 luglio ne abbiamo appena 67).
Sono proprio questi “scienziati” (comitato tecnico-scientifico e task-force) quelli che hanno consigliato a Conte la proroga dello stato di emergenza. E in emergenza, si sa, è più facile giustificare le limitazioni delle libertà, tanto quelle individuali quanto quelle sociali ed economiche.
Come che sia, la libertà e i diritti fondamentali saranno sacrificati – non solo in situazione di emergenza ma soprattutto in regime ordinario – sull’altare del pericolo causato dal virus, reale o fantomatico che sia: il perenne stato di eccezione diverrà la regola ordinaria. Lo stato di emergenza in assenza di emergenza sarà la nuova normalità. Saremo liberi solo se ce lo consentirà il virus, altrimenti saremo nuovamente rinchiusi in casa.
E i primi a consegnarsi alla nuova dittatura, come peraltro hanno già fatto durante il lockdown, saranno quelli che fino a ieri starnazzavano contro i fantomatici “pieni poteri” di Salvini, quelli secondo cui Orban e Trump sono due dittatori.
L’epidemia ci ha svelato il vero volto degli ex “strillatori di libertà“: sono stati, proprio loro, i primi a rinnegare la libertà, felici di consegnarsi al tiranno. E poco importa se la Costituzione, di cui si lavano la bocca da settant’anni, è stata calpestata.
Non a caso sono stati proprio loro i primi delatori dei solitari runner di primavera.
Oggi, sempre loro, sono i più accaniti tifosi del ritorno dell’epidemia. In fin dei conti non è mai stata la libertà il loro vero valore, ma la comodità del divano. Quel posto da dove – rabbiosi – sono sempre pronti a puntare il dito contro il nemico politico di turno.
La libertà è ormai compromessa. Vivremo i prossimi anni col cervello che man mano si abituerà alla normalizzazione dello stato di eccezione. “Cerco un centro di gravità permanente” cantava qualche decennio fa il grande Battiato; oggi purtroppo c’è chi vuole imporre – e addirittura chi è pronto ad accoglierlo a braccia aperte – lo stato di eccezione permanente: l’eccezione che si fa regola.
Ma io non intendo arrendermi. Per me non voglio niente, rivoglio soltanto la mia libertà.
Semplicemente.
Normalmente.
Liberamente.
di Giuseppe PALMA
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