Quella che stiamo per pubblicare è la "lettera scritta" da Giuseppe Garibaldi, o per meglio dire Joseph Marie Garibaldi, che qualche tempo prima di morire inviò al professor Carlo Lorenzini,
meglio conosciuto come Carlo Collodi. E' tratta dal romanzo "Le confessioni di Joseph Marie Garibaldì", di Francesco Luca Borghesi.
«Illustrissimo professore Carlo Lorenzini,
Scrivo con rispetto e gratitudine a Voi che decideste di farmi cosa grata riportando le mie memorie al popolo di una penisola che mai amai come avrei potuto, che mai difesi come avrebbe meritato.
Una penisola che non fu mai e mai sarà la mia patria.
Una penisola meravigliosa che io non solo non unificai, se non unicamente al nome, ma che addirittura divisi, e, per mia colpa, divisa sarà per sempre.
[...] codesto giorno, trentuno maggio ottantadue del secolo milleottocento, sono a ricordare la mia vita trascorsa, in attesa che venga definitivamente compiuto il mio destino [...] forse non temo neppure: diciamo che attendo che presto sia fatta giustizia e chi mai può sapere se dopo la morte vi sarà giustizia?!
Voi infatti penserete che io sia felicemente italiano: se così fosse le sorprese non vi mancheranno.
Se vi aspettavate un patriota, troverete un avventuriero.
Se vi aspettavate un probo, troverete un dissoluto.
La spedizione dei mille fu realmente la più vile porcata che il suolo della penisola possa aver mai vissuto e, a questo punto, spero che mai sia costratta a rivedere.
La mia vita era rivolta alla ricerca di fama e ricchezza: mi venne in mente di unificare l'Italia in quanto sarei potuto diventare potente e ricco.
Cercai appoggi, soldi e falsi ideali su cui far leva e trovai qualcuno che, dopo avermi usato, mi mise da parte.
Diciamo subito e senza giri di parole: il patriottismo in Italia non è mai esistito.
Mi ricordano tutti come il patriota Giuseppe Garibaldi, ma queste sono voci, magari leggende, ma certamente menzogne.
Mi chiamo Joseph Marie Garibaldi e, contrariamente, a quanto pensano molti, sono e mi sento francese.
[...] l'Italia del Nord depredò ltalia del Sud con atti di ferocia tale che mai potrà essere cancellata ed ancora accade mentre sto scrivendo...».
Sono passati 154 anni, accade ancora oggi...
Ferdinando Guarino - Napolistyle.it
In effetti la storia non ando' proprio come ci hanno raccontato a scuola, Cavour e gli stessi Savoia avevano ormai messo in ginocchio l’economia piemontese, si erano indebitati verso i Rothschild per svariati milioni e divennero in breve due burattini nelle loro mani. Fu così che i Savoia presero di mira il bottino dei Borbone. La rinascita economica piemontese avvenne mediante un operazione militare espansionistica a cui fu dato il nome in codice di Unità d’Italia, un classico esempio di colonialismo sotto mentite spoglie. L’intero progetto fu diretto dalla massoneria britannica, vero collante del Risorgimento. Non a caso i suddetti eroi furono tutti rigorosamente massoni.
La storia ufficiale racconta che i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi, benché disorganizzati e privi di alcuna esperienza in campo militare, avrebbero prevalso su un esercito di settanta mila soldati ben addestrati e ben equipaggiati quale era l’esercito borbonico. In realtà l’impresa di Garibaldi riuscì solo grazie ai finanziamenti dei Rothschild, con i loro soldi i Savoia corruppero gli alti ufficiali dell’esercito borbonico che alla vista dei Mille batterono in ritirata, consentendo così la disfatta sul campo. Dunque non ci fu mai una vera battaglia, neppure la storiografia ufficiale ha potuto insabbiare le prove del fatto che molti ufficiali dell’esercito borbonico furono condannati per alto tradimento alla corona. Il sud fu presto invaso e depredato di ogni ricchezza, l’oro dei Borbone scomparve per sempre. Stupri, esecuzioni di massa, crimini di guerra e violenze di ogni genere erano all’ ordine del giorno. L’unica alternativa alla morte fu l’emigrazione. Il popolo cominciò a lasciare le campagne per trovare altrove una via di fuga. Ben presto il malcontento generale fomentò la ribellione dei sopravvissuti, si trattava di poveri contadini e gente di fatica che la propaganda savoiarda bollò con il dispregiativo di “briganti”, così da giustificarne la brutale soppressione.
http://www.informarexresistere.fr/2014/03/11/la-truffa-dellunita-ditalia-dal-ladro-garibaldi-ai-rothschild/
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