27/06/2022 - Chi di voi era al corrente che il nostro Bel Paese fosse un forziere contenente la bellezza di 90 BOMBE ATOMICHE dell’ America?!
Ebbene si, noi siamo una sorta di “ripostiglio” per gli Stati Uniti, e ci usano per farci mantenere un arsenale super letale, fermo e immobile chi sa dove…
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Credo che la maggior parte di voi non ne fosse a conoscenza…d’ altra parte a noi non è consentito sapere troppo…Anzi meno sappiamo, più siamo manipolabili…meno sappiamo, più siamo mansueti…Meno sappiamo, più possono fare e disfare di noi come meglio credono!!!!
Insomma, c’è l’incombenza di qualcosa di davvero grosso…
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Di un qualcosa davvero importante che potrebbe far cambiare le sorti del mondo intero…Da sempre si è pronti al cambiamento, si è sempre stati sull’allerta per non essere presi di sorpresa…Ma il punto principale è ADESSO SI STA ATTRAVERSANDO UN PERIODO DAVVERO OSTICO, SU VARI FRONTI…Troppe guerre scoppiate nel giro di poco tempo..troppi conflitti e morti ingiustificate..Troppa cattiverie e ideologie pericolose che stanno indebolendo quell’ equilibrio, TRA L’ALTRO GIA’ PRECARIO….
Troppe cose non sappiamo, troppi segreti e troppi complotti stanno nascendo alle nostre spalle…e mentre il mondo continua frenetico la sua corsa, qualcosa si sta fermando, aprendo scenari nuovi che non lasciano ben sperare….
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Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush padre aveva annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari montate su missili o su mezzi navali. In Europa erano rimaste 1400 bombe atomiche in dotazione all’aviazione. In dieci anni il numero si è ridotto di circa due terzi.
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Le bombe atomiche in Italia
Infatti, secondo il rapporto nelle basi americane in Europa ci sarebbero la bellezza di ben 481 bombe nucleari, dislocate in vari posti, trai i quali: Germania, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda e Turchia. Ecc. In Italia ve ne sono 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Sono tutte del tipo indicato dal Pentagono come B 61, che possono essere lanciate da cacciabombardieri. Questo arsenale così ben fornito è un sintomo di qualcosa di ben ponderato, una strategia studiata a tavolino che ha radicata in se, ragione davvero private, che nessuno è tenuto a sapere in quanto troppo scomode…
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Le bombe nucleari in Italia sono di tre modelli: B 61 -3, B 61 – 4 e B61 – 10. Il primo ha una potenza massima di 107 kiloton, dieci volte superiore all’atomica di Hiroshima, è può essere regolato fino a un minimo di 0,3 kiloton. Il secondo modello ha una potenza massima di 45 kiloton e il terzo di 80 kiloton. Nel frattempo, molto presto avranno inizio gli addestramenti di nuove truppe specializzate capaci di utilizzare questi ordigni, in Italia hanno queste facoltà solamente i militari statunitensi di stanza a Ghedi o Aviano, ai nostri soldati non è concesso l’uso di questi mezzi…
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Il regolamento del Pentagono vieta espressamente di divulgare notizie sugli arsenali nucleari all’estero.
L’accordo sulle bombe atomiche italia – usa
L’accordo sulle bombe atomiche italia – usa prevede l’istallazione in Italia di due postazioni dotate di bombe atomiche, con un meccanismo detto “della doppia chiave”. In pratica le bombe USA in Italia e Germania hanno l’innesco che deve essere attivato con due chiavi: una l’ha il capo della guarnigione italiana della base (Aviano e Ghedi), l’altra il capo della guarnigione americana.
Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli Stati Uniti, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave. Il Capitolo 5 (Chapter 5) del regolamento Nato prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutte le basi debbano immediatamente rispondere. È possibile che, in caso di attacco nucleare, ci sia un obbligo automatico americano a “sbloccare” le bombe agganciate sotto i nostri aerei. L’accordo resta segreto, i dettagli non sono conosciuti.
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Per approfondire: http://domani.arcoiris.tv
Bombe atomiche nei nostri mari
Non solo nelle nostre basi, anche nei nostri mari ci sono ordigni nucleari anglo-americani.
I nostri mari sono stati usati come discarica di ordigni nucleari dello zio Sam, e mai bonificati.
Nella Penisola albergano centinaia di potenti ordigni (bombe, missili, mine) nucleari di proprietà degli Stati Uniti d’America. In caso di incidente, sabotaggio, bombardamento o altro, per l’Italia sarebbe la fine.
L’Adriatico e il Tirreno sono stati trasformati segretamente dalle Forze Armate anglo-americane, in discariche di armi vietate dalle Convenzioni internazionali di Ginevra e di Parigi. In base ai resoconti dell’Alleanza atlantica, le stime istituzionali fanno riferimento a circa un milione di bombe eterogenee caricate con aggressivi chimici e nucleari.
“Chernobyl galleggianti nei nostri mari”
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Di Chernobyl galleggianti ne abbiamo almeno sei o sette, in navigazione nei mari italiani, e sovente effettuano soste urbane addirittura in dodici città. Ecco il giro dello Stivale: Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellamare di Stabia, Gaeta, Livorno, Napoli, La Maddalena, Taranto, Trieste, Venezia e La Spezia.
Non è uno scherzo. Immaginate una mezza dozzina e passa di centrali nucleari di vecchia generazione (modello Three Mile Island o Chernobyl) che, senza controllo ambientale, vanno a spasso per il Mediterraneo e di tanto in tanto approdano nei porti della Penisola; poi ipotizzate che queste centrali nucleari siano in continuo movimento, cariche di missili a testata atomica.
Non è fantascienza, accade realmente.
Secondo Greenpeace,
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«da 8 a 22 reattori, a bordo di sottomarini e portaerei delle flotte militari di USA, Francia e Gran Bretagna, percorrono ogni giorno il Mediterraneo alla ricerca di nemici ormai immaginari, visitando periodicamente i porti italiani. Il rischio di incidenti al reattore in mare è elevatissimo»
Battono i mari d’Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina e le Bocche di Bonifacio, senza disdegnare il Golfo di Venezia o quello di Trieste, incrociando petroliere, gasiere e navi con carichi pericolosi di natura chimica. Per le loro soste, scelgono le popolatissime baie ai piedi di due vulcani, l’Etna e il Vesuvio, accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie a rischio di incidente rilevante (almeno in base alle Direttive Seveso).
Per approfondire la questione vi invitiamo a leggere il libro del giornalista Gianni Lannes: “Italia usa e getta”.
“Ogni frase, ogni elemento di questo libro è fondato anche su documenti classificati e riservati, senza tesi precostituite: solo così ha la sua efficacia. Senza illazioni ed imprecisioni. Ricostruire il come di ogni falsità e di ogni segreto, e dimostrarlo”. Gianni Lannes
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