Progetto ID2020. Dalla pandemia al capitalismo di sorveglianza globale

29/11/2020 - LA PROFEZIA DI BILL GATES E IL PROGETTO ID2020


Eppure, nonostante i dati, il Coronavirus continua, con il favore di un bombardamento mediatico senza precedenti, a generare panico e terrore. E così, secondo Bill Gates, principale finanziatore di un vaccino specifico contro il Covid e principale sostenitore economico dell’OMS , quell’Organizzazione mondiale della sanità che ha dichiarato la pandemia, intervistato da Le Figaro, il mondo potrà tornare alla normalità non prima “di uno o due anni. Con un sistema basato su test e tracciamenti dovremmo essere in grado di individuare in fretta i focolai d’infezione e di soffocarli. Anche così, però, non torneremo a una vita normale, perché le persone avranno grande timore di essere contagiate e cambieranno radicalmente le loro abitudini. Perfino se i governi dovessero stabilire che non c’è pericolo, la gente non tornerà a riempire gli stadi fino a che non sarà provato che le terapie o un vaccino rendono residuo il rischio di morte”. “Avevo previsto – ha detto ancora il miliardario e fondatore della Microsoft – la pandemia in una conferenza nel 2015 e avevo anche descritto nei minimi dettagli le misure che avremmo dovuto adottare per farci trovare preparati”.


Insomma, tracciare e vaccinare le persone in tutto il mondo. Come? Con quello che lui stesso chiama “il suo vaccino digitale universale” e che si sposa alla perfezione con ID2020, programma per una piattaforma di identità digitale globale al quale lavorano da tempo diverse multinazionali e fondazioni internazionali, tra cui, peraltro, anche la Microsoft dello stesso Gates, riunite nella ID2020 Alliance, organizzazione che, tra i propri sostenitori, ha anche la Rockefeller Foundation e, per l’appunto, GAVI, una “vaccine alliance” (associazione di sostenitori dei vaccini) che riunisce realtà pubbliche e private.


TATUAGGI A PUNTI QUANTICI, VACCINI E TRACCIABILITA’: INNOVAZIONE O INCUBO ORWELLIANO?


Proprio il vaccino sarebbe uno dei possibili strumenti per implementare negli esseri umani di tutto il globo l’identità digitale, attraverso i quantum dot tattoos, tatuaggi a punti quantici che implicano l’applicazione di microtecnologie a base di zucchero dissolvibili, composti da due parti: il vaccino da un lato e dei punti quantici a base di rame fluorescente incorporati in capsule biocompatibili dall’altro. Dissolvendosi sotto pelle, le capsule rilasciano i punti quantici, che potrebbero successivamente essere letti digitalmente per capire quali vaccinazioni siano state iniettate.


Un progetto, anche questo, dal sapore vagamente orwelliano e che potrebbe essere virtualmente utilizzato per tracciare qualsiasi cosa. Dal conto in banca all’assicurazione, passando per gli spostamenti, la situazione penale fino ad arrivare alla cartella clinica. E questo soprattutto nell’era del 5G. Pochi giorni fa è circolata un’intervista sul tema dell’attuale responsabile del Comitato di esperti per la Fase 2 dell’emergenza Coronavirus in Italia, Vittorio Colao, ex amministratore delegato di Vodafone ma soprattutto frequentatore dei più importanti salotti mondial-globalisti: è vicepresidente della “Round Table of Industrialists” europea ed è stato ospite del famigerato Club Bilderberg nel 2018.


Ebbene in questa intervista, denunciata tra gli altri anche dal filosofo Marcello Veneziani, Colao, che come hanno rilevato il parlamentare italiano Claudio Borghi e poi il giornalista Maurizio Blondet, avrebbe per prima cosa preteso “l’immunità penale e civile per sé e i suoi tecnocrati” cioè “l’esenzione anticipata da ogni responsabilità criminale per gli atti e le decisioni che prenderà lui e la ‘task force’” nominata dal Governo italiano, esaltava la possibilità di controllare da remoto, attraverso la nuova tecnologia 5G, addirittura l’iniezione di medicine. Al di là di possibili errate interpretazioni delle frasi di Colao, che probabilmente si riferiva alla possibilità di controllare a distanza le strumentazioni in grado di iniettare medicinali, il quadro appare comunque francamente inquietante.


Soprattutto perché se c’è una cosa che la pandemia da Coronavirus ha dimostrato a livello internazionale, è stata la docilità con cui popolazioni abitanti in Paesi teoricamente democratici abbiano accettato senza colpo ferire la restrizione delle libertà loro garantite a livello costituzionale, sulla base di indicazioni di esperti non eletti, medici e tecnocrati.



DALL’IDENTITA’ DIGITALE AL CAPITALISMO DI SORVEGLIANZA GLOBALE?


Nell’era in cui il potere non è più in capo a singoli stati e il volto dell’imperialismo su scala planetaria non è più quello del governo statunitense, ultimo portavoce statuale dell’”anglobalizzazione” liberale e liberista, ma quello degli ultimi prodotti di quest’ultima, i colossi apolidi dell’hi-tech (da Amazon a Google, da Microsoft a Facebook), sempre più integrati tra loro e con il sistema finanziario mondiale, la possibilità che queste corporation abbiano virtualmente un controllo assoluto sulla vita dei cittadini di ogni angolo della Terra dovrebbero far riflettere sul sentiero che i governi, sulla scia della lotta al virus, stanno intraprendendo.


Dietro il volto benevolo della tutela della salute si staglia infatti sul globo intero l’ombra terrifica dell’uccello biblico Ziz, padrone dell’etere, simbolo dello spazio globale e di un potere gassoso e impalpabile, quello dei giganti della rete, avamposto di quello che alcuni osservatori hanno definito come “capitalismo fiscale di sorveglianza”. Un potere, il loro, che definire prossimo a diventare totalitario, non è un delirio da visionari, ma, purtroppo, pura e semplice constatazione analitica.

https://blog.ilgiornale.it/puglisi/2020/05/07/coronavirus-e-id2020-dalla-pandemia-al-capitalismo-di-sorveglianza-globale/

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