Tarro: "Solo il 5% degli infetti presenta sintomi. La mascherina all'aperto, scelta inutile"

 
03/10/2020 - Il professore emerito dell'Ospedale Cotugno di Napoli: "Impennata di contagi? A marzo si facevano molti meno tamponi e il numero era di molto più alto. In terapia intensiva tante persone ci arrivano non per colpa del virus ma solo una volta lì vengono trovate positive" 

ROMA - Il primario di virologia Giulio Tarro torna a parlare dopo l'impennata dei contagi in Italia riscontrata negli ultimi due giorni. Il professore emerito dell’Ospedale Cotugno di Napoli, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport 101.5. "Il rialzo dei contagi va analizzato per bene. Ogni giorno vengono effettuati circa 120 mila tamponi. Bisogna, dunque, tenere conto delle proporzioni e considerare che, a marzo, ne venivano fatti molti meno, eppure i contagi erano di più. Ciò significa che non siamo tornati al punto di partenza. Inoltre, attualmente, soltanto il 5% degli infetti presenta sintomi. Quest'ultimo è senz'altro un dato molto significativo". Tarro ha parlato anche dell'uso obbligatoio della mascherina nel Lazio anche negli ambienti aperti: "In Campania tale normativa è già in vigore da qualche giorno. Credo, tuttavia, che sia una misura preventiva eccessiva. Al momento il virus non circola nell'aria, al massimo si sedimenta su determinate superfici. Ritengo sia una decisione dovuta più alla propaganda politica che a una prevenzione funzionale. Dal punto di vista scientifico si sono fatti progressi importantissimi. La mortalità dell'infezione è circa dell'1%. Mi sembra che si stia quantomeno ingigantendo, se non sfruttando, mediaticamente il caso". Un soggetto asintomatico è da considerarsi malato? "Il tampone in sé non da indicazioni rilevanti. Se il malato non presenta una carenza di anticorpi, il virus, pur presente, non è in alcun modo pericoloso. Tale aspetto è fondamentale, ma sembra che di ciò non se ne tenga conto abbastanza".

"Spesso i ricoveri in terapia intensiva non sono causati dal Covid"

Il professor Tarro interviene poi sulla questione del vaccino antinfluenzale: "Fin dall'inizio, ho posto come punto di riferimento il noto pentagono americano, il quale ha dimostrato con una ricerca come il 36% delle infezioni, fossero in realtà derivate proprio dalle vaccinazioni. Ritengo, dunque, che il vaccino preventivo vada soltanto ad aumentare i rischi". Anche sull'aumento delle terapie intensive l'idea del professore è chiara: "Spesso i ricoveri in terapia intensiva sono dovuti anche ad altri fattori. Un paziente potrebbe, difatti, essere stato intubato a seguito di un incidente ed essersi poi rivelato anche positivo al Covid-19. È un aspetto fondamentale e che, senza dubbio, va considerato in una panoramica generale. E ricordiamo che comunque la percentuale di occupazione dei posti in terapia intensiva è più di dieci volte inferiore a quella di marzo e aprile". In quanto tempo sarà pronto un vaccino anti-Covid? "Il vaccino potrebbe esser stato già trovato, mi riferisco al caso della Russia o della Cina. Anche gli Usa hanno sviluppato già 23 prototipi potenzialmente utili. Il periodo di sperimentazione tuttavia allunga i tempi, bisogna avere tutte le indicazioni possibili per prevenire controindicazioni", ha concluso Tarro.


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